Vi siete mai chiesti dove vengono prodotti i preservativi?
Avete mai sentito parlare di delocalizzazione della produzione? Per delocalizzazione si intende il trasferimento della produzione di beni e servizi in altri Paesi, in genere in via di sviluppo o in transizione. La produzione che ne consegue, poi, viene importata e acquisita dall’azienda che opera nel Paese di origine facendola rientrare sotto il proprio marchio.
Un processo abbastanza complesso e composito, sul quale si sono espressi i più insigni economisti e che di certo non affronteremo qui, ma una tale premessa è necessaria per fare luce tanto sul “dove” vengono prodotti i preservativi quanto sul “perché” vengono prodotti in determinate zone del mondo.
Le ragioni della produzione delocalizzata di preservativi
Avete letto bene: anche la produzione dei preservativi non è sfuggita in questi ultimi decenni al fenomeno della delocalizzazione, processo per il quale le società proprietarie dei brand più famosi sul mercato dei condom, di qualunque parte del mondo esse siano, preferiscono o hanno preferito spostare la produzione dei loro preservativi in un altro Paese.
Diverse sono le motivazioni e i vantaggi che si hanno nell’avviare un progetto di delocalizzazione. Tra gli altri, i più importanti sono la riduzione dei costi di produzione, la disponibilità di manodopera specializzata a basso costo e di materie prime in loco.
E nel momento in cui si deve organizzare il processo di produzione in base alle specifiche potenzialità tecniche e ambientali che ciascun contesto territoriale può offrire, va da sé che Paesi come Asia, nello specifico India, Malesia, Thailandia o Cina si dimostrino particolarmente predisposti a tale produzione.
E se vi starete chiedendo il perché, forse non sapete che le migliori e più pregiate qualità di lattice naturale si estraggono dall’Hevea Brasiliensis nelle foreste tropicali asiatiche, Malesia e Sri Lanka in particolare.
Nel sud della Malesia, per esempio, vi è la più grande fabbrica di profilattici al mondo. In una piccola cittadina, tra capannoni e distese di cemento affacciate sul mare, nel caldo opprimente tipico delle città asiatiche si erge la più grande fabbrica di preservativi al mondo che sforna – giusto per dare qualche numero – 3 miliardi di preservativi l’anno.
Quasi tutti (il 75% di quelli prodotti, per l’esattezza) per conto di terze aziende. Tra queste, vi sono le più grandi aziende di condom sul mercato mondiale. Dalle aziende leader come Ansell Ltd (con i suoi brand Akuel e Skyn) e Reckitt Benckiser (Durex e London) a quelle meno note hanno spostato la loro produzione nell’Est del mondo. Ovviamente questo non deve suscitare né scalpore né alcun tipo di timore sull’affidabilità della qualità del prodotto finale. Il fatto che la produzione sia spostata in altre zone rispetto a quelle in cui risiedono le sedi legali delle società proprietarie di brand famosi risponde esattamente a quanto detto nella nostra premessa.
Tutti i preservativi, lo ricordiamo, di qualunque brand poi essi diventino, prima di essere immessi sul mercato, prima cioè di lasciare la fabbrica di produzione, vengono controllati e testati (singolarmente e a campione) tramite diversi test che ne provano la resistenza, l’integrità e il volume. Tutti i preservativi infatti sono controllati attraverso campi elettrici, e alcuni, scelti a campione, vengono gonfiati con aria compressa o con acqua fino a farli esplodere per verificarne il massimo grado di capienza e di elasticità del condom.