«La disponibilità di contraccettivi gratuiti, erogati a carico del Servizio Sanitario Nazionale, è condizione necessaria per assicurare il diritto alla procreazione responsabile, con ricadute importanti sulla salute delle donne. Nel nostro, a differenza di altri Paesi europei, come la Francia, il Belgio e la Germania, la contraccezione è interamente a carico delle cittadine e dei cittadini, salvo rare iniziative locali».
È così che un gruppo di ginecologi facenti parte del “Comitato per la contraccezione gratuita e consapevole” argomenta la petizione indirizzata al Ministro della Salute Beatrice Lorenzin ed al direttore generale AIFA, Mario Melazzini, per rendere appunto gratuiti per tutti i contraccettivi sul mercato.
La petizione, pubblicata su Charge.org, spiega quali sono i contraccettivi considerati essenziali per un livello elevato di sicurezza e per la semplicità di utilizzo: «Preservativi maschili o femminili per alcune categorie a maggior rischio, spirali al rame o medicate con progestinici, contraccettivi orali, cerotti anticoncezionali, anelli vaginali e impianti sottocutanei con progestinici».
Costi troppo elevati dei contraccettivi
Marina Toschi, ginecologa consultoriale e portavoce del Comitato, insieme al collega Pietro Puzzi, chiede a tutti i cittadini di esporsi ed esprimere il proprio parere, firmando la petizione.
Aggiunge, inoltre: «Le campagne pubbliche di informazione sulla fertilità lanciate negli ultimi anni si basano sul fondamento comune della procreazione responsabile, diritto che nel 2017 nessuno metterebbe mai in discussione in un Paese democratico. Tuttavia, oggi in Italia il costo della contraccezione risulta troppo oneroso per tante donne, coppie e famiglie in condizioni di disagio economico, acuite dalla crisi. La concreta difficoltà di regolare la propria fertilità, programmando e distanziando adeguatamente le gravidanze, ma anche la scelta obbligata del contraccettivo meno adatto, hanno un evidente impatto negativo sulla salute fisica e psicologica di queste donne, accentuando ulteriormente i loro problemi economici e sociali».
Sono necessarie 50mila firme
L’obiettivo di questa petizione è ottenere 50mila firme, per consegnare il documento al ministro entro fine gennaio – ci si augura. Attualmente, sono state raccolte più di 25mila firme. Il Comitato per la contraccezione gratuita e consapevole sostiene che l’Aifa non specifica da oltre 2 anni, nel rapporto annuale Osmed sul consumo dei farmaci, il peso economico rappresentato dai contraccettivi nel nostro Paese.
Le aziende farmaceutiche dovrebbero limitare il costo degli anticoncezionali in modo tale che la spesa pubblica, per un provvedimento di questo tipo, sarebbe minore della spesa privata attuale. Non c’è da escludere anche l’importantissima e significativa riduzione di casi di donne e uomini colpiti da Malattie a Trasmissione Sessuale e da gravidanze non volute.
La distribuzione dei contraccettivi sarebbe comunque controllata tramite medici di famiglia, consultori, i quali potrebbero anche sensibilizzare ed informare i giovani – e meno giovani – circa l’importanza della prevenzione.