Il potere, facoltà affascinante e oscura che permea ogni desiderio. E l’universo maschile, stabile nella sua routine ma corruttibile una volta penetrati i segreti che permeano lo scrigno della virilità. Cos’hanno in comune il potere e l’uomo? Se non lo sapete, proseguite nella lettura dell’articolo e scaldate la concentrazione, perché stiamo per rivelarvi antichi segreti tramandati sin da un tempo lontano. Segreti che fanno capo a un unico comune denominatore e risposta all’enigma iniziale: la dominatrice. Individuo di sesso femminile, erede di un corredo evoluzionistico ancestrale, questa donna vede gli uomini come Neo vedeva gli Agenti nel film Matrix. La dominatrice, infatti, percepisce tutti i pensieri, le ambizioni e i desideri più intimi che scorrono, dall’alto verso le zone mediane, di ogni uomo.
I piaceri della sottomissione
Alcune credenze spingono a pensare che la persona sottomessa sia fragile e insicura. Nulla di più sbagliato. In una società come la nostra, in cui essere virili, distaccati e spietati sono spesso considerati valori aggiunti, è facile che un uomo sviluppi, negli ambiti lavorativi, capacità che lo facciano sentire sicuro di sé. Molto spesso, accade che queste attitudini si riflettano nella vita quotidiana. Ed è qui che s’innesca il cortocircuito che provoca piacere: il desiderio, da parte di un uomo, di lasciarsi andare e abbandonarsi come vittima a un gioco guidato dalla sua dominatrice.
Una dominatrice, d’altro canto, è una figura dall’animo forte, matura e consapevole di sé e delle proprie capacità d’espressione. Il piacere della dominatrice non è provocato (solo) dalla sottomissione del partner ma, piuttosto, dalla libertà di guidare il gioco e di deciderne le regole, che in realtà è soltanto: “ti faccio ciò che voglio”.
Da quanto scritto, si evince che il piacere della sottomissione è più legato agli aspetti psicologici e non, come si potrebbe credere, a quelli della sfera fisica. Il rapporto che s’instaura tra dominatrice e sottomesso si basa proprio sulla fiducia, sulla complicità e sull’intimità, fino a toccare le sfere del romanticismo. In caso contrario, la regola del “ti faccio ciò che voglio” non potrebbe trovare piena attuazione e compimento.
Mistress si nasce o si diventa?
Il quesito appena posto difficilmente troverà un’oggettiva risoluzione. Tendenzialmente saremmo portati a dire che le qualità di una dominatrice sono ben insite nel suo patrimonio genetico ma nulla vieta che, portando avanti un duro lavoro sulla propria personalità – attraverso lo studio, la meditazione e la conoscenza di sé –, non si possano sviluppare le stesse capacità di cui abbiamo trattato sino ad ora.
Alcuni consigli potranno essere d’aiuto nel percorso iniziatico da percorrere per diventare una perfetta dominatrice. Per iniziare, una mistress che si rispetti decide e pianifica qualunque dettaglio del gioco di sottomissione che intratterrà col proprio partner. E allora quale miglior modo di fare esercizio se non quello di decidere dove e quando vedersi (il perché non è rilevante!).
Altro consiglio è di tralasciare qualsiasi cliché, soprattutto quelli più sdoganati. Uno di questi prevede che la mistress debba indossare obbligatoriamente indumenti neri di pelle e impugnare manette e frustino nelle mani. Il nostro consiglio è di ispirarsi a ciò che si è soggettivamente per trovare la propria originalità. E se alla fine del percorso si dovesse scoprire che l’animo da dominatrice indossa il seifuku di una scolaretta giapponese, perché non soddisfarlo?