Il termine parafilia, che si riferisce a pratiche erotiche usate obbligatoriamente per ottenere il piacere sessuale, ha preso il posto del precedente termine perversione sessuale utilizzato da Freud, che col tempo ha assunto connotati morali e normativi legislativi estranei alla psichiatria.
Il termine parafilia focalizza l’attenzione su una specifica attrattiva (situazione, oggetto,…) che si colloca parallela all’attrazione prevalente nell’ottenimento del piacere. Esso indica qualsiasi intenso e persistente interesse sessuale diverso per la stimolazione genitale o i preliminari sessuali con partner umani apparentemente normali, fisicamente maturi e consenzienti.
Le parafilie sono molteplici e quelle più comuni sono:
- l’esibizionismo
- il voyeurismo
- il frotteurismo
- il masochismo
- il sadismo
- la pedofilia
- il feticismo
- il travestitismo
Secondo Freud, le perversioni le ritroviamo nel bambino, nell’adulto sotto forma di piaceri preliminari all’atto sessuale e nel perverso patologico.
Il padre della psicoanalisi definisce il bambino un “perverso polimorfo”, in quanto ricerca il piacere in attività sessuali parcellari e tramite le diverse “zone erogene” (bocca, ano, genitali), ricevendo godimento sia dal contatto col padre che con la madre.
Per Freud la perversione rimanda alla presenza di un fantasma (o fantasia) infantile, scena immaginaria suscitata da componenti profonde del desiderio, che viene abitualmente rimossa (dimenticata) oppure integrata nella pratica sessuale corrente oppure manifestata nella patologia che deriverebbe da una “fissazione” ad una fase infantile di sviluppo della sessualità.
Pertanto nel comportamento sessuale normale possono esistere fantasie perverse che non diventano mai esclusive, che hanno il carattere del gioco condiviso e che presentano le seguenti caratteristiche:
- sono una parte delle fantasie sessuali e delle pratiche sessuali;
- precedono generalmente l’atto sessuale e non sono sufficienti a raggiungere il piacere;
- le fantasie fanno parte dei preliminari: guardare, esibirsi, provocare e sentire sofferenza durante il rapporto;
- mai si trasformano in esclusiva pratica sessuale;
- sono finalizzate all’erotismo di coppia e al raggiungimento del piacere;
- si realizzano per il piacere di entrambi i partner, mai vengono intraprese di per se stesse.
Il disturbo parafilico può essere o una parafilia che, nel momento presente, causa disagio soggettivo o compromissione del funzionamento del soggetto o una parafilia la cui soddisfazione ha arrecato, o rischiato di arrecare, danno a se stessi o agli altri diventando così un reato.
Si tratta di pratiche sessuali molto particolari di cui alcuni soggetti hanno necessità assoluta ed imperativa per raggiungere il piacere. Attraverso un comportamento automatico, stereotipato e obbligatorio, essi mettono in atto e realizzano quello che non possono vivere in modo fantasmatico e simbolico, vale a dire attraverso un gioco condiviso con l’altro partner consenziente.
Il disturbo ha i seguenti elementi costitutivi:
- investe lo spazio personale e soggettivo, è teso all’autoerotismo, da cui il partner, nell’essenza, viene escluso, diventando solo uno strumento nelle mani del perverso;
- tende a divenire esclusivo, l’unica fonte del piacere, ripetitiva e stereotipata;
- compare sotto la spinta impulsiva ed emotiva irresistibile;
- per essere soddisfacente necessita sempre di condizioni particolari: ritualità, particolari luoghi, scenari, oggetti precisi e non sostituibili.