Cosa significa sessismo
Il sessismo è comunemente considerato una forma di discriminazione tra gli esseri umani basata sul genere sessuale.
Le idee sessiste, che sono una forma di semplificazione della complessità della realtà, ritengono che gli individui possono essere compresi e giudicati non per la loro specifica e irripetibile realtà ma semplicemente in base alle caratteristiche del genere di appartenenza, in questo caso il genere maschile o quello femminile.
Tanti tipi di sessismo
Anche le persone che non rientrano in un genere definito – come ad es. gli intersessuali (che presentano caratteristiche anatomo-fisiologiche sia maschili che femminili) o che si rifiutano di aderire al ruolo loro assegnato in base al sesso biologico come ad es. i transessuali (la cui identità sessuale fisica non è corrispondente alla condizione psicologica) e in alcuni casi gli omosessuali – sono state e sono ancora oggi oggetto di discriminazioni che si possono leggere come discriminazioni sessiste, in quanto derivanti dalla necessità, nella semplificazione sessista, di dividere le persone in due categorie nettamente distinte: i maschi e le femmine.
Pertanto, per sessismo s’intendono due tipi di discriminazioni:
- quella nei confronti degli intersessuali, dei transessuali e degli omosessuali;
- quella degli uomini (e delle stesse donne) verso le donne.
Il maschilismo
Il maschilismo è una forma di sessismo, basata sulla presunta superiorità dell’uomo nei confronti della donna. Il termine indica l’atteggiamento di chi (maschio o femmina) tende a giustificare, promuovere o difendere l’idea dell’inferiorità del sesso femminile rispetto a quello maschile e la conseguente discriminazione operata nei confronti delle donne in campo sociopolitico, culturale, professionale, o semplicemente interpersonale.
La discriminazione fondata sul sesso è illegale in moltissimi paesi, tuttavia molti di essi hanno leggi che danno diritti o privilegi maggiori a un genere piuttosto che a un altro.
Gli orientamenti culturali dominanti portano a decretare per lo più la superiorità del genere maschile, e a valutare le capacità intrinseche delle persone sulla base dei loro ruoli sessuali e non in base alle effettive capacità delle specifiche persone.
Il maschilismo continua a condizionare la società attraverso il mantenimento di stereotipi e pregiudizi non basati su dati oggettivi, e questo vale per molti paesi dell’occidente ma in particolare per l’Italia, dove si assiste alla nascita recente di un nuovo sessismo.
All’opposto l’antisessismo – l’idea cioè del rifiuto della discriminazione tra i sessi – sostiene che esiste un diritto alle differenze individuali e s’interroga sulla costruzione sociale (la realtà sarebbe un prodotto dell’attività umana) dell’identità di genere (come una persona si percepisce al di là del sesso anatomico e dell’orientamento sessuale) e dei ruoli di genere (una serie di norme comportamentali associate rispettivamente ai maschi e alle femmine, in un dato gruppo o sistema sociale). L’interrogativo cioè è di comprendere quanto dell’identità e del ruolo di genere è da addebitarsi a determinanti fisico-biologico e quanto è determinato dall’attività di costruzione culturale umana.
La discriminazione sessista verso le donne
Il termine sessismo viene coniato dalle femministe statunitensi verso la fine degli anni Sessanta in opposizione al termine misoginia (che significa “odio verso le femmine”). Laddove infatti il termine misoginia rinvia a motivazioni psicologiche individuali, il termine sessismo (coniato sulla falsariga di razzismo), vuole sottolineare il carattere sociale e politico di questo sistema: degli argomenti di tipo biologico (il sesso per le donne, il colore della pelle per i “non-bianchi”), sono stati storicamente usati per giustificare sistemi di discriminazione, subordinazione e svalutazione.
Il termine “sessismo” usualmente indica il “sessismo verso le donne” perché il termine stesso nasce nell’ambito delle lotte delle donne che, nella discussione sulla dominazione di sesso (come in precedenza su quella di “razza”), hanno rigettato il ricorso alla semplificazione naturalistica.
Forme di sessismo contro le donne possono ravvisarsi:
- nella violenza di genere e nell’abuso sessuale,
- nel femminicidio (forma di violenza esercitata sistematicamente sulle donne in nome di una cultura patriarcale, allo scopo di perpetuarne la subordinazione e di annientarne l’identità attraverso l’assoggettamento fisico o psicologico, fino alla schiavitù o alla morte),
- nella discriminazione riguardo agli studi e al lavoro,
- nella differenza di retribuzione e nel fatto che solo una minima percentuale di donne ricopre posizioni dirigenziali negli ambiti lavorativi,
nella rigida attribuzione alle donne del lavoro casalingo e della cura dei figli, - nel linguaggio e nell’educazione.
Una forma di sessismo meno evidente, ma molto pervasivo, è anche l’elogio della donna, incensata nel suo ruolo di madre, di sposa, di musa ispiratrice o di angelica presenza.
Sottili discriminazioni iniziano nell’infanzia delle donne
Il seme della sfiducia nelle donne viene piantato molto presto. Nasce nei sogni ridicolizzati delle bambine, nelle discriminazioni sottili percepite dalle ragazzine, nelle etichette dei ruoli di genere che vengono inevitabilmente assegnate.
Se hanno successo nel lavoro sono aggressive o mascoline, se piace loro la moda sono superficiali, se si interessano alle scienze sono secchione, se cercano di difendere i propri diritti sono fanatiche. L’essere criticate ha un impatto sull’autostima delle donne e le porta a limitare le loro aspirazioni.
Molestie sessuali sul posto di lavoro
Si tratta di comportamenti a connotazione sessuale esercitati dagli uomini sulle donne, indesiderati dalle stesse donne e lesivi della loro dignità. Sono considerate molestie sessuali sul posto di lavoro ad esempio le insinuazioni e i commenti equivoci sull’aspetto esteriore dei dipendenti, le osservazioni sessiste su caratteristiche, comportamento e orientamento sessuali, i contatti fisici indesiderati, l’esposizione di materiale pornografico, le aggressioni sessuali.
Discriminazione in ambito politico
Ad accendere un faro sulla mancanza di rispetto delle donne in politica è uno studio che evidenzia come l’82% ca. delle parlamentari ammette di aver subito una qualche forma di violenza psicologica da parte degli uomini. Una percentuale enorme che fa del grottesco caso Trump una goccia nel mare (scandalo scoppiato dopo la diffusione del video del 2005 in cui Donald Trump si lascia andare a frasi volgari e offensive sulle donne colte da un microfono acceso a sua insaputa).
Il 44% delle intervistate sostiene di aver ricevuto minacce di morte o di stupro, il 20% addirittura di aver subito avance sessuali spinte.
Da dove arrivano le minacce? Quasi tutte dai social, dove ormai chiunque si permette di andare oltre il lecito per il solo fatto di avere uno schermo digitale o una cyberidentità a proteggere la propria faccia.
Ai pazzi su Internet, purtroppo, si aggiungono anche i colleghi in parlamento: il 65% delle donne intervistate sostiene di essere stata apostrofata in maniera sessista almeno una volta durante l’esercizio del proprio mandato.
Perché si diventa sessisti?
La cultura patriarcale familiare può avere un ruolo determinante nel sessismo perché il bambino abbastanza precocemente può osservare i modelli relazionali genitoriali e i ruoli che esercitano i suoi genitori.
Che tipo di ruolo maschile ha assunto suo padre?
Che ruolo femminile ha avuto sua madre?
E soprattutto, come si equilibravano i due ruoli nella dinamica di coppia?
Questi fattori sono fondamentali nell’interiorizzare la visione che il bambino ha del ruolo maschile e del ruolo femminile.
Anche le esperienze personali traumatiche, sia negli uomini che nelle donne, possono determinare un’avversione o un odio vero e proprio nei confronti delle donne.
Importante è anche il modo in cui si vive la competizione, sul piano passionale o anche nel contesto lavorativo.
Perché le donne possono sentirsi attratte da questa tipologia maschile?
Quello che attrae di un sessista è la sicurezza che ostenta. Sembra un uomo forte, in grado di proteggere la donna (soprattutto all’inizio della relazione) e può sembrare anche un maschio di “altri tempi”. Queste caratteristiche dell’uomo possono risultare attraenti per due tipologie di bisogni della donna:
- il bisogno di sottomissione-dipendenza, una sorta di “masochismo morale” derivante dal senso di colpa secondo Freud; la donna baratterebbe il bisogno di sicurezza/protezione con la sottomissione/dipendenza dal maschio.
- il bisogno di competizione-sfida.
Quali sono i rischi che una donna corre nell’innamorarsi di una tale persona?
Quello di soffrire per essere messa sullo sfondo, un po’ come avviene con un uomo narcisista. I bisogni femminili vengono messi in secondo piano, poiché il maschilista crede sia giusto che i propri bisogni vengano soddisfatti prima. A lungo andare, le esigenze femminili vengono dimenticate e il rischio più estremo è una dinamica simile a quella del “padrone-serva”.
Altro pericolo, se non si arriva a questa totale sottomissione della compagna, è quello dell’eterno conflitto di coppia. Per cui la donna, pur di far valere se stessa, è costretta a contrastare il suo partner, che di certo non vorrà cedere.