Tra le disfunzioni del pavimento pelvico ci sono anche i prolassi.
Ma che cos’è un prolasso?
Il prolasso è lo spostamento di un organo o di una sua parte, dalla sua collocazione naturale; questo può avvenire attraverso aperture naturali (ad esempio da vagina o ano), oppure quando un organo sconfina e invade gli spazi di un altro organo.
Quando si parla di prolasso dei genitali femminili se ne devono descrivere almeno 4:
- isterocele, quando l’utero e la cervice discendono in vagina
- cistocele, quando la vescica si adagia e sconfina nella vagina
- rettocele, quando la parete vagino-rettale si indebolisce e si crea una specie di sacca in vagina come espansione del retto
- prolasso rettale, quando il retto fuoriesce dall’ano
Per quanto riguarda i prolassi che invadono la vagina, questi vengono classificati solitamente in base alla distanza tra la loro posizione originale e l’apertura vaginale.
Ad esempio, se la cervice (la vescica o il retto) si trovano a metà strada tra il loro punto di origine e l’apertura vaginale si parlerà di un prolasso di primo grado. Se arrivano alla apertura vaginale sarà un secondo grado, quando fuoriescono dalla vagina si parla di 3 e 4 grado in base alla importanza della fuoriuscita.
Un prolasso non compare da un giorno all’altro ma ci vogliono mesi o anni perchè si “formi”. Alcune donne riferiscono di essersi accorte del prolasso dopo aver tossito o starnutito, e aver sentito che qualcosa si spostava. Probabilmente il prolasso era già presente ma in un qualche modo l’organo si manteneva quasi in posizione o quanto meno non era percepibile dalla donna.
Perchè si formano i prolassi?
Gli organi pelvici sono sostenuti dai muscoli del pavimento pelvico e sono tenuti in posizione dalle strutture fasciali e dai legamenti.
Quando i muscoli del pavimento pelvico non hanno più la forza o l’elasticità per offrire un buon supporto, allora le pareti vaginali possono indebolirsi e gli organi possono iniziare a non avere più supporto, quindi perdono la loro posizione originale.
Molti pensano che i prolassi si formino solo quando è presente un ipotono, ovvero quando i muscoli del perineo sono deboli. Invece anche in presenza di muscoli ipertonici si possono trovare dei prolassi. Questo per una mancanza di elasticità che compromette un buon movimento del perineo quando deve rispondere all’aumentare delle pressioni addominali. Se a ogni colpo di tosse il perineo non si contrae e, sucessivamente, si rilassa, allora gli organi che sono mobili, saranno spinti verso il basso mentre i muscoli potrebbero restare fermi.
Inoltre i muscoli ipertonici non sanno rilassarsi e questo lo si trova anche a livello degli sfinteri, uretra e ano, che al bisogno possono faticare ad “aprirsi” per facilitare l’evacuazione. Se la donna ha l’abitudine a spingere per mingere o per defecare, ma gli sfinteri non sono del tutto rilassati, allora la forza della spinta si scaricherà sulle pareti più deboli: vagino-rettale e vescico-vaginale.
Come si “curano” i prolassi?
Fino al 2° grado i prolassi possono essere trattati con la riabilitazione del pavimento pelvico. Questa può essere composta da più pratiche:
- rieducazione delle abitudini per andare in bagno
- ripristino del riflesso del guardiano (ad un aumento della pressione addominale i muscoli del perineo dovrebbero contrarsi, se questo non avviene si deve intervenire con la rieducazione)
- fisiochinesiterapia, una nuova versione degli esercizi di Kegel molto più complessa che mira a far allenare i vari comparti del perineo (anteriore medio e posteriore) e anche in diverse profondità. Gli esercizi di Kegel si fermano solo alla parte più profonda del perineo e possono essere poco esaustivi. Sono gli esercizi attivi che fa la donna che saranno risolutivi!
- elettrostimolazione, da sola non risolve ma in associazione alla fisiochinesiterapia può dare un aiuto in più. Non è indicata per tutte le disfunzioni, quindi si dovrebbe valutare da donna a donna
- correzione della postura e delle azioni in cui si attiva principalmente il pavimento pelvico, come alzarsi dal letto o dalla sedia. Ci sono alcuni muscoli che si possono attivare per migliorare la risposta del pavimento pelvico e non gravare su questo.
Per i prolassi di 3° e 4° grado è indicata sicuramente la riabilitazione, ma per risolvere viene consigliata la chirurgia. Questo perchè i legamenti che mantenevano in posizione gli organi si sono spezzati e non c’è ginnastica che possa riattaccarli.
La ginnastica però è fondamentale sia prima che dopo l’intervento perchè non sono i legamenti che sostengono gli organi ma i muscoli. Se si affronta un intervento senza rinforzare i muscoli, il risultato potrebbe non essere quello sperato.
Nell’attesa di un miglioramento con la rieducazione perineale o con la chirurgia, si possono usare dei pessari per migliorare la qualità della vita quotidiana. I pessari vengono suggeriti da chi segue la donna durante la riabilitazione e solitamente va presa la misura corretta. I pessari possono avere delle forme e misure diverse, da scegliere in base alla accoglienza della vagina e alla disfunzione che si vuole correggere. Sono degli oggetti che mantengono gli organi al loro posto, un po’ come delle travi transitorie.
Per evitare di arrivare ad avere un prolasso, se notate di avere delle disfunzioni a livello dei muscoli del pavimento pelvico (incontinenza di urina, gas, feci, dolori durante i rapporti, cistiti post coitali, modificazione del piacere con o senza penetrazione, ecc) è consigliabile fare una valutazione del pavimento pelvico con un professionista specializzato, solitamente sono ostetriche o fisioterapisti.