Una presenza sempre più abituale nelle nostre vite
Gli assistenti digitali sono ormai destinati a diventare parte integrante della vita di chi ama circondarsi delle comodità della tecnologia, anche se per ora sono ancora pochini: Alexa, Cortana, Google Assistant e Siri, ognuno con le proprie capacità, punti di forza o meno. Il funzionamento è semplice, si parla agli assistenti digitali tramite il microfono del proprio dispositivo, si esprime una richiesta e questi cercano di eseguirla. Le richieste sono nella maggior parte dei casi ricerche, se non direttamente ordini come accendere o spegnere un dispositivo, avviare la riproduzione di una canzone. Fra le ricerche non mancano ovviamente quelle un po’ piccanti o semplici dubbi in ambito sessuale, con tutta la sicurezza del fatto che l’assistente virtuale ascolterà senza troppi imbarazzi qualsivoglia domanda. Così fioccano quesiti di ogni genere, dal come fare sesso al come indossare un profilattico, ma i risultati non sono sempre soddisfacenti.
Una ricerca approfondita
A confermare questa vaga incompetenza degli assistenti digitali con i temi intimi dei propri padroni, ci ha pensato un gruppo di accademici neozelandesi. Sebbene l’argomento porti con sé dei risvolti tragicomici visti i risultati ottenuti in alcuni casi, lo studio è stato effettivamente condotto con rigore scientifico e pubblicato sull’edizione natalizia del prestigioso British Medical Journal. L’indagine ha testato, con cinquanta domande di ambito sessuale, sia gli assistenti digitali sia i normali browser. La differenza infatti teoricamente dovrebbe essere poca, in quanto i primi dovrebbero simulare una ricerca identica a quella effettuata normalmente da un utente su Google. I risultati, purtroppo, non sono stati incoraggianti. Mentre le ricerche fatte via Google portavano ad ottenere risposte corrette e attendibili in più del 70% dei casi, gli assistenti virtuali si sono dimostrati efficaci in meno della metà dei casi, con picchi ancora più bassi nel caso della povera Siri.
Qualche piccola incomprensione
I motivi di questo insuccesso? Sebbene Siri abbia dato in alcuni casi risposte pudiche ed evasive come “non ho un’opinione su questo” o “non so bene cosa rispondere”, che potrebbero lasciar sospettare un certo imbarazzo da parte sua, tale teoria è stata scartata: possiamo ancora far domande bizzarre ai nostri assistant, non si offendono davvero.
Le reali cause delle imprecisioni sembrerebbero legate sia alla poca preparazione sul profilo della programmazione a rispondere a quesiti di tipo più “tecnico”, che a banali problemi nella comprensione dei termini ed accenti particolari. Insomma, si potrebbe dire che sono poco abituati a sentirsi chiedere certe cose, ci devono ancora fare l’orecchio! Un esempio? La parola sex che viene trasformata in six per via di una pronuncia non perfettamente british. O risultati decisamente fuori strada rispetto alle aspettative, quando è stato richiesto di mostrare scene di sesso ad esempio, sono saltate fuori sempre da Siri improbabili scene erotiche fra alieni. Meglio per ora affidarsi dunque a una ricerca classica su Google, fintanto che i vari software non saranno aggiornati a dovere.