Si può essere innamorati di diverse persone per volta, e di tutte con lo stesso dolore, senza tradirne nessuna. (Gabriel Garcia Marquez)
A causa dei profondi mutamenti sociali del nostro tempo, l’ormai celeberrima visione disneyana dei rapporti, cristallizzata dal “E vissero per sempre insieme, felici e contenti”, risulta superata e sta cedendo il passo a diverse declinazioni di coppia: il poliamore è uno di questi.
Quest’ultima modalità di vivere le proprie relazioni, si pone come una terza via, che oltrepassa la tradizionale visione della coppia monogama o del suo esatto opposto, ovvero di chi è single ed in cerca, perché è uno stile di vita per cui una persona può avere più di una relazione romantica, previo il consenso e il supporto espresso da ciascuna delle parti coinvolte.
Stiamo parlando di una “relazione romantica”, che implica un rapporto sessuale ed amoroso con diverse persone nello stesso momento, anche per molto tempo. In questo tipo di rapporto decade il senso di possesso, difatti il poliamore finisce quando subentra la principale caratteristica delle relazioni monogame: il possesso dell’altra persona. Per questo motivo, la sincerità nel porre le basi di questa relazione risulta fondamentale, per evitare fraintendimenti futuri. Difatti, si è pensato per molto tempo che il poliamoroso, avesse questo tipo di comportamento perché insoddisfatto del rapporto in cui si trovava, ma in uno studio condotto da Mitchell, dell’università della Georgia, intervistando 1093 persone poliamorose, è emerso che la ricerca di una seconda persona non ha nulla a che vedere con l’insoddisfazione per il primo partner, perché l’intimità e il rispetto verso il partner originario aumentano col tempo. Pertanto il poliamoroso è insoddisfatto di avere un unico partner, non del partner stesso.
Poliamore e studi condotti a riguardo
Molti studiosi si sono interrogati sugli aspetti psicologici delle persone poliamorose, come Knapp (1976) che pur avendo sottoposto queste persone a numerose batterie di test psicologici, dovette concludere «nessun gruppo era particolarmente nevrotico, immaturo, promiscuo, disadattato, patologico o inadeguato sessualmente (…) Gli schemi di risposta suggerivano un modello di individuo in un matrimonio sessualmente aperto che era individualista, di successo a livello accademico, creativo, anticonformista, stimolato dalla complessità e dal caos, fantasioso, relativamente non convenzionale e indifferente a cosa dicevano gli altri, concentrato sui propri valori personali e sistemi etici e disposto a correre rischi per esplorare possibilità».
Uno studio successivo (Rubin e Adams, 1986) individuó che dopo diversi anni non vi era alcuna differenza significativa nella stabilità coniugale, vale a dire nel lasciarsi o restare insieme, tra quelle coppie che erano state poliamorose e quelle i cui matrimoni erano stati esclusivi. Inoltre, «le ragioni fornite per la rottura non erano quasi mai collegate al sesso extraconiugale».
Un altro studio (Peabody 1982) trovò che la maggior parte dei partecipanti riportava di essere soddisfatta della propria relazione primaria ed era compiacente che il proprio partner avesse relazioni sessuali con altri. Fu scoperto che gli individui poliamorosi avevano rapporti sessuali leggermente meno frequenti della media nazionale e che enfatizzavano attività sociali, calore e comunicazione aperta. «L’enfasi era continuamente sul calore, l’accettazione, la comunicazione e l’amicizia, con la libertà di toccare, coccolare, e avere la possibilità di attività sessuale se veniva scelto questo».
Come mostrano questi studi, «gli stili di vita alternativi scelti dagli individui non sono necessariamente la causa né il risultato di personalità malsane; in realtà, il comportamento di uno stile di vita alternativo può essere di supporto alla salute psicologica degli individui» (Peabody, 1982). Tirando le somme, molte persone poliamorose «sono in relazioni primarie relativamente stabili e non sembrano essere motivate da bisogni nevrotici o patologici» (Peabody, 1982).
A riprova di questo fatto, la coppia che consapevolmente decide di intraprendere la via del poliamore, è sicura della forza del proprio legame amoroso (Jenks, 1985) dato che risulta molto più accogliente rispetto a nuove opportunità di crescita, che derivano da strette connessioni con persone nuove e di vario tipo. Gli individui che praticano il poliamore tendono ad acquisire molta pratica nel comunicare i propri bisogni e nel negoziare compromessi che siano soddisfacenti per tutti, perché riconoscendo la bellezza della condivisione sessuale, facilitano l’esplorazione etica della stessa.
Lo step successivo è rappresentato dalla costituzione delle famiglie poliamorose, che vivendo insieme, godono di tutti i benefici derivanti dalla cooperazione in casa e dalla diminuzione del costo della vita pro capite.
Ramey (1975) nota i seguenti elementi positivi nel poliamore: aumento della libertà personale; maggior profondità nelle relazioni sociali; potenziale per l’esplorazione sessuale in un ambiente non giudicante; rafforzarsi dei legami matrimoniali; sensazione di essere desiderati; sentimento di appartenenza; maggiore amicizia; conoscenza di sé più profonda; varietà intellettuale e possibilità che emergano nuovi aspetti della personalità rapportandosi a più persone. Una vita e un modo di amare basato sull’onestà e il consenso è sia una pratica etica sia una ricompensa di per sé.
Molte donne in particolare si affidano alla sensazione di controllare i propri desideri, i propri corpi e le proprie scelte sessuali/amorose come un modo di sfidare generazioni di oppressione patriarcale (Stelbourn, 1999). Un altro beneficio citato da individui poliamorosi è la capacità di far fronte a più bisogni emotivi, intellettuali e sessuali di qualcuno accettando che una persona sola non possa soddisfarli tutti. Offre, al contrario, una liberazione dall’aspettativa che qualcuno debba soddisfare tutti i bisogni di un partner primario.
Se da una parte vi sono i benefici che questo stile di vita comporta, dall’altra parte sorgono una serie di problematiche sociali e relazionali che andremo ad analizzare.
Poliamore: difficoltà e vantaggi
In primis, vi è il gap della discriminazione, molto simile a quella vissuta dai membri della comunità lesbica, omo e bisessuale (Peabody, 1982), perché le persone poliamorose devono affrontare l’etichetta della devianza (Knapp, 1975; Mann, 1975). Quando la relazione non viene tenuta segreta, gli individui poliamorosi spesso sentono il bisogno di dimostrare ad altri che il loro stile di vita è sostenibile (Falco, 1995). Inoltre c’è lo stress dovuto dalla disapprovazione da parte della famiglia e questo implica una mancata condivisione di questa scelta anche per i membri più stretti della stessa (Ziskin e Ziskin, 1975, Weber, 2002). Questa esclusione coinvolge anche i membri più piccoli della famiglia, come i figli nati da queste relazioni, difatti in uno studio condotto da Watson e Watson (1982) si è riscontrato che mentre il 75% dei poliamorosi voleva informare i propri figli del proprio stile di vita, solo il 21% ha poi effettivamente informato i figli. A distanza di vent’anni da questo studio, è stato ricontrollato il medesimo campione e il 45% di queste famiglie non si era ancora “dichiarato” ai propri figli. (Weber, 2002).
Ma quando queste “dichiarazioni” vengono fatte, le parole di questi bambini ora adulti, sono piene di ringraziamenti come in questo caso: “Dopo tutto, il modo in cui sono cresciuto ha formato positivamente la mia personalità. Fin da piccolo ho avuto la possibilità di parlare con delle persone adulte che avevano fatto le esperienze più diverse, che fossero i compagni dei miei genitori o i compagni dei compagni dei loro compagni o che altro. Ho vissuto con persone eterosessuali, omosessuali, bisessuali e transessuali; con scrittori, scienziati e psicologi; con persone adottate, creole, asiatiche; con persone ricche e con nullatenenti. Crescere in questo ambiente ha ampliato le mie vedute e mi ha aiutato a diventare la persona che sono oggi”.
La cosa negativa, a detta dei genitori poliamoristi, è lo sconforto, che i loro figli provano quando le loro relazioni si dissolvono, generando minitraumi nei bambini, che nel frattempo potrebbero essersi legati molto a questa figura, che è subentrata nella loro routine.
C’è da dire, però,che molti degli ex partner dei loro genitori tendono a rimanere coinvolti nelle vite dei bambini anche dopo la fine della fase romantica o sessuale della relazione con il genitore. Infatti in un altro stralcio dello stesso bambino, si legge tutto il senso di responsabilità che questi genitori acquisiti, avevano verso di lui: “Ricordo bene la prima volta che James mi ha rimproverato. Avevo otto anni e stavo per attraversare la strada senza fare attenzione, e lui mi ha preso di peso e mi ha sgridato per non aver guardato a destra e sinistra. Ricordo di aver pensato: Anche lui ha il permesso di rimproverarmi? Ma non mi ci è voluto molto per capire che questo voleva dire anche che c’era un altro adulto che si prendeva cura di me — e che mi avrebbe impedito di finire sotto un’auto — e che questa, dopotutto, era una buona cosa”.
Altro aspetto molto problematico delle relazioni poliamore è la mancanza di protezione legale. Recentemente si è sentito parlare di una causa legale nella quale un bambino è stato tolto da una famiglia poliamorosa dopo che i suoi nonni sollevarono una petizione per la custodia basata sul capo d’accusa che l’ambiente domestico fosse immorale secondo la Bibbia.
Non da meno, sono le preoccupazioni relazionali, ovvero come gestire la condivisione di determinati aspetti della vita di coppia, con un terzo o quarto partner, come:
- Tempo e risorse: quanto andrebbero spesi e su chi? Chi decide e secondo quale procedimento?
- Sesso: quale tipo di sesso è accettabile, con chi e in quali circostanze? (vale a dire, con maschi o femmine, occasionale, alle feste, in giochi bdsm con o senza contatto genitale, penetrazione, ecc…)
- Sesso sicuro: questioni mediche, contraccezione
- Condivisione: quanto viene desiderata la comunicazione sessuale/emotiva da altri partner; quando troppo è troppo? In quali circostanze hanno luogo i chiarimenti, in quale fase del rapporto?
- Rapportarsi al partner del proprio amante: fino a che punto? Sarà necessario che i partner esistenti si incontrino prima dell’attività sessuale?
- Considerazioni sugli spazi ed effetti personali: per esempio, “No, il tuo amante non può indossare il mio accappatoio per entrare o uscire dalla vasca da bagno”, o “Sì, va bene se tu e lui fate l’amore nel nostro letto”
- Integrazione di nuovo partner con la famiglia ed amici: se sì, allora quando e come?
- Parità: raggiungere relativa equivalenza nei rapporti multipli. Affrontare le ramificazioni, laddove presenti, derivanti dalla mancanza di parità nelle relazioni esterne
- Potere del veto: chi ha il diritto di dire “no” alla scelta di un partner da parte di un altro? Può questo potere essere esercitato in modo perentorio o deve avere dietro almeno un po’ di logica?
Intraprendere la strada del poliamore è complicato e difficoltoso, ma è comunque una bella declinazione del termine amore, quando questo è condiviso dalla coppia o coppie che vi prendono parte. Vi lascio con le parole di un ragazzo che ha vissuto in prima persona il poliamore: “Non penso che il poliamore sia meglio della monogamia, è solo diverso. Ma vorrei che non fosse così stigmatizzato. Solo il 17 % delle culture umane è strettamente monogamo; la grande maggioranza dei nostri sistemi sociali contempla vari tipi di famiglia. La cosiddetta famiglia “tradizionale” non esiste. Nel suo libro Sex at Dawn, Christopher Ryan afferma che la specie umana ha sviluppato la monogamia in coincidenza con la rivoluzione agricola. Prima vivevamo in piccole comunità in cui la proprietà di ogni cosa (dal cibo agli oggetti, dai vestiti ai ripari) era in comune. Poi, con la rivoluzione agricola, abbiamo sviluppato la monogamia per dirimere il problema dell’ereditarietà dei beni materiali. (…) La vita è per la maggior parte dolore e fatica, e il resto è amore e pizza surgelata. Abbiamo pochissimo tempo da passare su questo pianeta: perché non accettiamo il semplice fatto che l’amore è amore, che sia interraziale, omosessuale o poliamoroso?”.