Nonostante siano passati moltissimi secoli, da quando Mallanaga Vatsyayana ha composto quest’opera, il Kamasutra appunto, in occidente riscuote ancora tantissimo successo e viene considerata uno dei cardini della letteratura erotica.
Ma che cosa è il KAMASUTRA?
Il Kamasutra un trattato filosofico, il cui fine è quello di parlare dell’amore, che viene collocato al terzo posto nella scala dei valori del “trivarga”, dove al primo posto vi è il rispetto di Dio e della morale e al secondo la cura degli affari. Nella cultura classica hindu, l’essere umano ha il preciso obiettivo di perseguire una armonica realizzazione di sé, senza trascurare alcun aspetto della vita terrena. È quindi prescritto che ricerchi quattro obiettivi:
- Artha: il Benessere, sia fisico che economico;
- Kama; il Desiderio, il piacere e la sua fruizione;
- Dharma: il senso etico che ricerca un equilibrio tra artha e kama;
- Moksha: la liberazione dal mondo materiale e il raggiungimento della vera coscienza di sé.
Il Kamasutra è scritto per tutti: uomini e donne, ma soprattutto è stato scritto per le ragazze orientali che si apprestano al matrimonio. Ed ecco qui la prima importante differenza col mondo occidentale, perché la sessualità, soprattutto quella femminile, ha subìto nel tempo quella che è stata definita “la congiura del silenzio”, ovvero il tacere e passare in secondo piano aspetti legati proprio a questo àmbito. Difatti, emblematico è un atteggiamento tipico della cultura occidentale, che vede l’utilizzo di termini quali “giacere, stare a letto, stare insieme, conoscere in senso biblico” per indicare un rapporto sessuale, in maniera più edulcorata, senza parlarne per quello che effettivamente è.
Da questo ne discende direttamente la considerazione della donna, che in occidente, ha subìto una notevole evoluzione, mentre in oriente, è ancora soggetta a retaggi arcaici che ne vincolano la rappresentazione collettiva.
L’idea della donna in Oriente
Partiamo da quella che è stata la rappresentazione della donna in Oriente, dicendo subito che una sposa doveva avere come primo suo dovere quello di attrarre il proprio marito, perché una moglie non in grado di soddisfare il proprio marito era una donna fallita. Un problema non di poco conto se si pensa ad un contesto poligamico, dove veniva a strutturarsi un ambiente gerarchico, in base alla maggiore soddisfazione sessuale che ogni singola moglie riusciva a procurare al suo uomo.
In occidente, la situazione era ben diversa, perché vi era una netta distinzione tra le donne, ufficialmente sposate e le cortigiane, che un uomo, per il puro piacere personale, poteva frequentare, senza che queste acquisissero mai il rango di donna da avere accanto per il resto dei propri giorni. Erano considerate “donnacce” e costrette a subire lo stigma sociale, di non esserci concesse vergini, ad un solo uomo.
Difatti nell’immaginario collettivo occidentale, la donna nei secoli, ha assunto connotazioni diverse, quali la “matrona romana”, la “madonna medioevale”, la “signora” ottocentesca ed ha sempre goduto di un grandissimo rispetto. In oriente invece la donna è stata ed è tuttora, in alcuni paesi rurali, considerata in funzione dell’uomo. Si pensi ad esempio alla figura mitologica della dea Sati, la cui storia, che narra che si sia immolata, bruciandosi viva, pur di seguire il suo amore, funge da ispirazione per molte donne che decidono di sacrificarsi sul rogo funerario del marito, pur di non rimanere vedove. Una pratica bandita già nel 1846, ma che nonostante ciò conta ancora molte seguaci.
In Occidente per essere una buona moglie bastava essere caste, in Oriente bisognava, al contrario, essere delle ottime amanti.
La cosa interessante è che nel Kamasutra, vengono poste sullo stesso piano sia le esigenze sessuali maschili che quelle femminili, questo perché anche l’uomo doveva imparare l’arte di amare per dare soddisfazione alla propria sposa. Le motivazioni che sottendono questa parità sono di natura etico sociale, perché la soddisfazione sessuale viene considerata la migliore arma contro l’infedeltà coniugale. Accendere costantemente il desiderio del proprio uomo, era considerato il miglior deterrente per la fedeltà.
Di tutt’altro avviso era quello che accadeva in occidente, dove il sol fatto di pensare che una donna potesse amare il suo uomo, in virtù del piacere sessuale che ne ricavava, era considerato disdicevole e doveva essere negato, in ragione dell’ideale di un matrimonio, dove la sposa si concedeva solo per la procreazione.
Un marito infatti va giudicato per la sua intelligenza, il suo coraggio, la sua affettuosità, per le sue doti intellettuali e morali e non per la sua “potenza” sessuale. Allo stesso modo, il marito apprezza la moglie per le sue virtù e per il fatto che sia la madre dei propri figli.
Queste considerazioni hanno portato nel tempo ad una repressione cronica delle proprie pulsioni sessuali, che essendo in palese contrasto con i valori e le esigenze etiche, erano considerate inaccettabili a livello cosciente e respinte dall’individuo con tutte le sue forze. È questo il calderone su cui si struttura la teoria freudiana, che vede la libido, ovvero l’energia connessa principalmente al desiderio sessuale come “analoga alla fame in generale, la libido designa la forza con la quale si manifesta l’istinto sessuale, come la fame designa la forza con la quale si manifesta l’istinto di assorbimento del nutrimento”.
Mentre desideri come la fame o la sete non sono “peccaminosi” e in contrasto con la morale, le pulsioni sessuali, fortemente in contrasto con la morale vengono rimosse, ma queste tendono successivamente a ricomparire nei sogni e nelle nevrosi.
“La prima scoperta alla quale ci conduce la psicoanalisi è che, regolarmente, i sintomi morbosi sono legati alla vita amorosa del malato; questa scoperta (…) ci obbliga a considerare i disturbi della vita sessuale come una delle cause più importante della malattia.”
I malati non si accorgono di questo, ma ciò accade perché “essi portano un pesante mantello di menzogne per coprirsi, come se ci fosse cattivo tempo nel mondo della sessualità”.
Nonostante molto dall’epoca di Freud sia cambiato e la sessualità sia un argomento ormai sdoganato, stanno prendendo sempre più piede delle sex-app, che fungono da sex-coach, che si propongono, tramite consigli su posizioni e tecniche amatorie, di riportare l’equilibrio nella coppia, partendo da una buona sessualità. Ce ne sono per tutti i gusti, da Love position, Best sex tips, Truth Or Dare, una specie di gioco della bottiglia in chiave hot, Bang your friend, che consente di mandare una sorta di sex-poke, a Sex Counter: WEmotion, che fornisce dati, da condividere con altri utenti e confrontarli, sulla durata del rapporto, sui ritmi tenuti e persino sulle calorie bruciate.
Stiamo subendo un’inversione di tendenza, dalla repressione sessuale pre-freudiana, ad una repressione virtuale della vita sentimentale, dove le app e i social network fanno da filtro alle emozioni e permettono anche ai timidi di lanciarsi alla ricerca di un amico di letto. Il successo clamoroso di queste app, spiega la difficoltà sempre maggiore di creare relazioni reali e vere, dove la comunicazione risulta distante e fittizia ed un rifiuto è visto in chiave meno negativa. Se da un lato ci si protegge dalla sofferenza emotiva, dall’altro non ci si concede la possibilità di sperimentarsi in una dinamica amorosa completa. Ma, si dice che quando “la ruota dell’amore gira non c’è regola che tenga”, in questo caso, sarebbe più opportuno dire che quando la ruota dell’amore gira, non c’è app che tenga.
Il Kamasutra è considerato, tutt’oggi, un testo di fondamentale importanza perchè, in un certo senso, collocandosi in questa situazione succitata, rappresenta una guida…un faro da seguire per barcamenarsi nella gestione delle relazioni amorose. Come un mezzo per “orientarsi” e non perdere di vista l’importanza del contatto fisico all’interno di una relazione e di ciò che il sesso implica a livello sociale.
Un manuale, il Kamasutra, che comunque è icona di un mondo di cui vorremmo conoscere molto, ma molto di più: l’Oriente.
Secondo Freud la nevrosi nasce da una frustrazione infantile di un desiderio libidico nei confronti del genitore dal sesso opposto. Oggi si considera il desiderio più in senso generale ed emotivo che non alle manifestazioni della sessualità pregenitale e genitale. La sofferenza collegata alle relazioni infantili viene repressa semplicemente perché le relazioni non possono essere cambiate. Ma quando si reprime qualcosa, questa non scompare, ma diviene una parte nascosta della personalità. Cercare di ignorare un problema o una parte di noi è impossibile e anzi innesca un conflitto interiore, una parte lotta contro un’altra parte. E quando si resiste a qualcosa, questa persiste e prende il sopravvento. Senza volerlo, la lotta interiore e la resistenza a quello che non si vuole creano proprio quel destino che si cerca di evitare. Questo è il meccanismo della nevrosi. Le difese create dallo stesso individuo per difendersi creano proprio le condizioni che si cerca di evitare. Si rimane bloccati in un pattern. La nevrosi è la formazione di sintomi psicosomatici o comportamentali che risultano dal ritorno di quanto è stato represso.